Venerdì 12 luglio l'aula CM1 dell'edificio 8 del Santa Chiara ospiterà il seminario "La medicina narrativa come strumento di cura del paziente".
Il seminario affronta l’importante tema della care nell’ambito più ampio delle Medical Humanities, attraverso un approccio multidisciplinare e comparativo. In particolare oltre agli approcci teorici, nelle diverse prospettive disciplinari, il pomeriggio sarà dedicato non solo all’utilizzo nella pratica clinica dello strumento narrativo ma anche all’empowerment dei medici e degli operatori sanitari, al fine di favorire la relazionalità e la comunicazione tra i diversi soggetti e riconoscere il valore della collaborazione interprofessionale. Per migliorare tutto il percorso terapeutico è importante partire dalla formazione e dall’esperienza di altri paesi che da anni hanno inserito le scienze umane nei curricula tecnici. Come si legge nel manuale Medicine, Santé et Sciences Humaines in risposta alla domanda: le scienze umane possono aiutare i futuri medici nell’esercizio del loro mestiere? La risposta è: “non c’è alcuna ragione, oltre a utilizzare tutti gli strumenti tecnici, di privarsi di un’altra fonte insostituibile di informazione sul soggetto: la parola e i gesti del malato…il caregiver dunque non può accontentarsi di comprendere le parole ma deve interpretarle …l’attenzione al malato non sostituisce la competenza sulla malattia”.
E’ infatti nella conversazione che si alimenta la vicinanza e la comprensione, si superano le barriere e le asimmetrie informative che limitano il rapporto medico-paziente. E’ con il dialogo che noi possiamo avvicinarci alla conoscenza di sé e degli altri. Per cui partendo dal presupposto che chi utilizza una narrazione può bene interpretarla, perché anch'egli sa narrare e lo fa quotidianamente, tale spazio comune di interazione, che viene co-costruito, non può che diminuire le distanze e soprattutto alimentare la fiducia e lo scambio, oltre ad essere di supporto per la diagnosi e l’appropriatezza delle cure.
In un momento di particolare riduzione delle risorse destinate al nostro Sistema Sanitario e di crescita della medicina difensiva, entrambi questi fattori non fanno che acuire la distanza tra chi fruisce dei servizi e i professionisti che vi operano, l’attenzione dunque non può che rivolgersi ad altri assetti organizzativi centrati sul paziente. L’obiettivo è pertanto proporre, in una cornice più complessa rispetto all'ambito strettamente bio-medico, una riflessione che renda applicabili i presupposti di qualità della vita e di promozione della salute che l’OMS, già nel 1948, aveva ben esplicitati nella definizione di salute come benessere bio-psico-sociale.

In allegato il programma.

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