Maurizia Brunetto ha presentato a Vienna le linee guida sull’epatite Delta

A Vienna, durante il congresso dell’Associazione europea per lo studio del fegato (Easl) che si è tenuto dal 21 al 24 giugno, sono state presentate le prime linee guida internazionali per la diagnosi e la cura dell’infezione e della malattia da virus dell’epatite Delta (HDV). Ha coordinato il gruppo di lavoro che le ha redatte, composto da dieci esperti internazionali, la professoressa Maurizia Brunetto, direttrice del dipartimento Specialità mediche e dell’unità operativa Epatologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana.
L’epatite Delta è una malattia rara e rappresenta la più severa forma di epatite virale, con una rapida evoluzione in cirrosi e sue complicanze. La rarità dell’epatite Delta deriva dalla modalità di trasmissione del virus che la causa, l’HDV è infatti un virus difettivo e utilizza come involucro della propria particella il mantello del virus dell’epatite B (HBV). Quindi l’infezione da HDV può essere acquisita solo contemporaneamente a quella di HBV (o si può sovraimporre a quest’ultima). L’infettività dell’HDV tra i portatori di HBsAg e in particolare nei gruppi familiari è elevatissima, per tale ragione è importante identificare il soggetto con infezione da HDV per porre in atto le adeguate misure preventive e limitarne la diffusività. In tal senso le linee guida europee hanno raccomandato come in tutti i soggetti HBsAg positivi debbano essere ricercati gli anticorpi anti-HDV.
Le prime linee guida per HDV sono state prodotte anche perché si stanno rendendo disponibili nuovi farmaci antivirali, che si aggiungono all’unico farmaco finora disponibile: l’interferone. In particolare, da pochi mesi in Italia è disponibile un nuovo antivirale che specificamente blocca l’ingresso nella cellula epatica del HDV. Questo farmaco – bulevirtide - s’è dimostrato in grado di indurre una contemporanea riduzione significativa delle viremia da HDV e delle transaminasi in circa il 50% dei pazienti trattati con miglioramento del quadro clinico anche in pazienti con malattia avanzata. L’appropriata gestione clinica dell’epatite cronica Delta richiede un’accurata diagnosi e stadiazione del paziente ai fini di impostare la terapia più appropriata, che si deve accompagnare a un attento monitoraggio specialistico. Proprio tale obiettivo si è posto il lavoro presentato al convegno dell’Easl dal dottor Gabriele Ricco (che ha svolto la funzione di segretario per la stesura delle linee guida europee) e dalla dottoressa Daniela Cavallone del laboratorio dell’unità operativa Epatologia: nello specifico su una casisitica di oltre 150 pazienti con epatite D sono state identificate e proposte le soglie di riferimento della misura quantitativa del HDV-RNA e degli anticorpi anti-HDV circolanti per la diagnosi e gestione dei pazienti con epatite cronica Delta.