Da qualche settimana anche in Aoup sta gradualmente riprendendo l’attività ordinaria programmata, sia ambulatoriale sia chirurgica sospesa con la prima ordinanza regionale sull’emergenza Covid-19, che aveva lasciato attivi negli ospedali toscani solo i percorsi dell’urgenza, dell’oncologia di classe A e di altre patologie non rinviabili. Al contempo, in concomitanza con una progressiva e significativa riduzione della pressione dei ricoveri Covid, si stanno svuotando e sanificando i reparti finora dedicati a quella tipologia di malati, per riconvertirli allo svolgimento delle attività ordinarie. Restano tuttavia obbligatorie le misure di prevenzione sull’igiene e il distanziamento sociale in tutte le aree ospedaliere, sale d’attesa, ambulatori e degenze.
Al momento restano a disposizione dei pazienti Covid 14 posti letto di terapia intensiva più altri 12 eventualmente attivabili nell’arco di poche ore al presidio di Santa Chiara, dove è stato individuato l’ex-Pronto soccorso come destinato a tramutarsi in Covid Hospital, qualora fosse necessario.
Scende così drasticamente il numero delle risorse dedicate ai pazienti Covid nella fase di picco dell’emergenza in cui erano stati messi a disposizione, all’ospedale di Cisanello, nell’arco di tutto il mese di marzo (con attivazioni progressive), 184 posti letto ordinari (+ eventuali altri 16) e 58 posti di terapia intensiva (+ eventuali altri 12), oltre a specifici percorsi in area cardiovascolare e materno-infantile, coinvolgendo, oltre a una degenza Covid dedicata, anche le strutture di Malattie infettive, Pneumologia, l’intero Dipartimento di Anestesia e rianimazione, Medicina 5, Medicina d’urgenza universitaria e Geriatria, tutte riconvertite in degenze Covid nel periodo dell’emergenza.
Il tasso massimo di occupazione dei posti letto Covid c’è stato a fine marzo, con 187 letti totali occupati (151 ordinari + 36 di terapia intensiva) mentre il picco massimo di occupazione dei letti intensivi si è avuto ai primi di aprile (39), ed è poi cominciato a calare progressivamente. Ad oggi abbiamo 13 ricoveri di pazienti Covid (9 ordinari + 4 di terapia intensiva).
Per fronteggiare l’emergenza è stato necessario ricorrere a nuove risorse: sono state assunte 292 figure professionali: 17 medici specialisti (di cui 13 a tempo determinato e 4 con contratto libero-professionale), 27 specializzandi (con contratto libero -professionale), 157 infermieri (di cui 106 a tempo indeterminato, 15 a tempo determinato e 36 interinali), 80 Oss (di cui 39 a tempo indeterminato, 3 a tempo determinato e 38 interinali), 1 biologo a tempo indeterminato, 8 tecnici di laboratorio (di cui 5 a tempo determinato e 3 interinali), 2 tecnici perfusionisti (interinali).
Al contempo, sempre nel bimestre marzo/aprile, sono drasticamente calati del 54% i ricoveri totali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (4.582 vs 9.946) e si è osservato anche un consistente calo degli afflussi in Pronto soccorso, con una media nel mese di marzo di 106 accessi contro la media di 243 registrata a gennaio. Sono state anche calcolate la degenza media dei ricoveri Covid (12,20 giorni) a fronte dei 6,75 giorni di ricoveri no-Covid e l’età media dei pazienti ricoverati nei reparti Covid: 69 anni vs 58 anni dei reparti no-Covid.
Vasta l’attività di sorveglianza sanitaria tramite tampone naso-faringeo messa in piedi sin dall’inizio della pandemia su tutti gli operatori che potevano avere avuto contatti o potevano essere considerati a rischio contagio, così come lo screening sierologico effettuato a tappeto su circa 6mila persone fra dipendenti, specializzandi, tirocinanti, borsisti, addetti delle ditte di pulizie e fornitori (insomma, tutti soggetti afferenti all’ospedale), che ha dato esito positivo solo nel 2% dei casi. Così come intensa è stata la formazione sul campo a tutti gli operatori sulle misure di igiene, sui protocolli di sicurezza e sulle nuove procedure adottate dalla task-force aziendale riunitasi ogni giorno.
Nei due mesi di piena emergenza sono stati messi a disposizione degli operatori sanitari impegnati nei reparti Covid gli alloggi della Foresteria degli Spedalinghi e, per un breve periodo, anche della Foresteria Le Benedettine dell’Università di Pisa, per chi di loro (circa 40 persone) ha preferito vivere lontano dai propri familiari, con le spese interamente a carico dall’Aoup. Il servizio è stato garantito fino alla fine di maggio.
Dal punto di vista più strettamente clinico, invece, da metà maggio è stato attivato il follow-up per i pazienti Covid dimessi dall’ospedale, gestito dallo staff multidisciplinare che li ha avuti in cura, che prevede un primo contatto telefonico e successivamente controlli ambulatoriali a 3, 6 mesi o un anno, a seconda delle necessità riscontrate.
In questi mesi si è osservata anche una vasta produzione scientifica con la partecipazione di singoli professionisti o di staff multidisciplinari e strutture Aoup a studi clinici e osservazionali sul Covid-19. Fra questi anche i due studi sperimentali in cui Pisa risulta capofila a livello nazionale, ossia il protocollo per la sperimentazione della plasmaterapia (Tsunami) e quello sulla tollerabilità del Baricitinib (farmaco usato per l’artride reumatoide).
In tutta la fase dell’emergenza il Laboratorio di Virologia ha effettuato, oltre alle analisi ordinarie, 48.719 tamponi e circa 7000 test sierologici. La struttura di Farmaceutica – Politiche del farmaco ha prodotto in proprio, oltre al gel idro-alcolico per l’igiene delle mani, anche una formula galenica liquida (sospensione orale) dell’antivirale lopinavir/ritonavir a partire dalla forma solida del medicinale, per ovviare alle temporanee carenze mentre la Farmaceutica – Gestione dispositivi medici ha rifornito i reparti di tutti i dispositivi di protezione individuale necessari fra cui circa 640mila mascherine di vario tipo, 115mila fra FFP2 e FFP3, oltre 60mila camici e oltre 500mila guanti.
Per l’emergenza in corso sono stati spesi € 2.340.100 di cui € 1.382.439 di materiale consumabile (fra cui dispositivi di protezione individuale, dispositivi medici, farmaci e diagnostici), € 561.159 di attrezzature sanitarie (fra cui ventilatori polmonari, sistemi di telemonitoraggio), € 6.102 di attrezzature non sanitarie e € 390.400 di lavori di adeguamento strutturale (edili, impianti idronici, rete dati, nuova terapia intensiva al Santa Chiara e progetti speciali come il RainboWifi per accesso libero a internet, con il contributo anche di enti istituzionali e privati, dotazione di tablet, strumenti di monitoraggio per televisita e teleconsulto).
A queste spese ha fatto da contraltare una bellissima gara di solidarietà che si è generata spontaneamente sin dai primi giorni, e che ha visto anche l’Aoup, come quasi tutti gli ospedali del mondo, fra i beneficiari di donazioni in denaro o in beni materiali.
Alla data del 22 maggio ammonta a € 712.367 il valore delle donazioni totali ricevute, di cui € 610.819 in denaro (di queste € 472.990 tramite Iban dedicato e € 137.829 tramite piattaforma GoFundMe) e € 101.548 in attrezzature sanitarie. Senza contare tutto ciò che è stato recapitato nei reparti in questi mesi e che è difficilmente quantificabile ma ugualmente apprezzatissimo (macchinette per il caffè con cialde, pizze e focacce, colazioni, cioccolato, uova di Pasqua, colombe, gelati, pasti cucinati dagli chef di alcuni ristoranti locali).
L’Aoup è infinitamente grata a tutti coloro che hanno voluto fare la loro parte in questa difficile partita della lotta al Covid-19 perché tutto ciò ha contribuito notevolmente a far crescere la motivazione e lo spirito di squadra per combattere questo virus. Adesso lo sguardo è però rivolto alla ripresa delle attività ordinarie e, come da indicazioni regionali, anche in Aoup si sta provvedendo a ripulire le liste di prenotazione, contattando tutti gli utenti che avevano prestazioni prenotate per marzo ed aprile scorsi. L’obiettivo è di riuscire a pianificare almeno il 60% dell’offerta di prestazioni storicamente assicurata, facendo uno sforzo collettivo integrando attività in orario istituzionale a orario in produttività aggiuntiva. Stesso discorso per le visite di controllo e i follow-up, dove si sta cercando di riassorbire quanto è saltato nei mesi di lock-down, sfruttando al massimo la modalità della televisita, laddove non è necessaria la presenza del paziente. Sulla libera professione si sta provvedendo a richiamare i pazienti già prenotati nei mesi di sospensione, per poter poi riprogrammare l’attività.
(scritto da Emanuela del Mauro, 29 maggio 2020)
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