E' scomparso il professore Antonio Salvetti. Il cordoglio di Aoup e Unipi

Il 18 febbraio è venuto a mancare, per le complicanze di una patologia che lo affliggeva da molto tempo, il professore Antonio Salvetti, figura di spicco in ambito accademico e clinico nel settore della medicina interna.
Era nato a Lerici (SP) il 4 dicembre 1936 e si era laureato con lode a Pisa in Medicina e chirurgia nel 1960, conseguendo poi la specializzazione in Cardiologia all’Università di Torino nel 1962.
Successivamente aveva svolto la sua prestigiosa attività scientifica, didattica e clinica nell’Ateneo pisano diventando nel 1984 professore ordinario di Terapia medica e successivamente di Medicina interna. E’ stato direttore del Dipartimento di Medicina interna (2000-2008) e direttore della Scuola di specializzazione in Medicina interna. Nel 2001 è stato nominato professore emerito dell’Università di Cordoba (Argentina).
Nel 2007 è stato infine insignito del Cherubino, una delle massime onorificenze dell’Università di Pisa.

In Aoup è stato invece direttore dell’Unità operativa di Medicina generale 1 universitaria e direttore del Dipartimento di Medicina generale (2001-2007).
Nel 1980 aveva fondato il Centro per la diagnosi e la cura dell’ipertensione arteriosa, che è divenuto negli anni un Centro di riferimento regionale e di eccellenza europea (valutato al 4° posto fra tutti i Centri europei per la qualità della ricerca scientifica). E’ stato membro fondatore e presidente della Siia-Società italiana dell’ipertensione arteriosa e membro fondatore della Società italiana di NefroCardiologia. Nel 2000 ha ricevuto un premio “ad hoc” della Siia per il suo contributo all’avanzamento nelle conoscenze scientifiche sull’ipertensione arteriosa.
E difatti i suoi interessi scientifici hanno riguardato i meccanismi patogenetici dell’ipertensione arteriosa, con particolare riferimento al sistema renina-angiotensina, alla funzione e disfunzione endoteliale e alle alterazioni strutturali sia vascolari che cardiache. Questa attività è testimoniata da oltre 400 lavori pubblicati su riviste internazionali di grande prestigio.
“E’ stato – come ricorda il professore Stefano Taddei, che è stato suo allievo - una persona di incredibile spessore scientifico e clinico. Da scienziato è stato un precursore in molti campi della scienza medica, partendo sempre da una profonda conoscenza della letteratura scientifica e da un aggiornamento costante. Ha sempre saputo cogliere le novità sia metodologiche sia meccanicistiche all’interno della ricerca in campo cardiovascolare, senza perdere però mai di vista l’obiettivo finale della ricerca biomedica e cioè l’avanzamento nelle conoscenze dei meccanismi di malattia e nelle possibilità terapeutiche. Come docente, non solo si è dedicato in modo attento alla formazione sia degli studenti di medicina sia degli specializzandi in medicina interna, ma ha avuto un importante ruolo a livello nazionale e internazionale nella divulgazione medica delle malattie cardiovascolari. Infine, a livello clinico, ha saputo fondere una impressionante cultura medica con la pratica clinica quotidiana, con una profonda capacità di ascoltare i pazienti e interpretarne i sintomi e i reperti obiettivi per giungere a diagnosi precise e a scelte terapeutiche mirate. Mai niente era lasciato al caso e soprattutto ogni decisione doveva essere sostanziata dalle più solide evidenze cliniche e scientifiche. Senza dubbio alcuno – conclude Taddei - il valore massimo da lui espresso è stata la sua capacità di essere caposcuola e maestro indiscusso. Non solo ha introdotto a Pisa lo studio dell’ipertensione arteriosa, fondando anche uno dei centri clinici di maggior rilevanza nazionale, ma soprattutto è stato capace di creare le condizioni perché numerosi collaboratori potessero esprimere le loro potenzialità e capacità sia di ricerca che cliniche. Oggi ci ha lasciati ma sicuramente non andrà persa l’enorme eredità culturale e scientifica che ha saputo creare”.

(Fonte: Unipi - pubblicato da Emanuela del Mauro, 19 febbraio 2021)