Cosa hanno in comune Michael Jackson e Maradona? Quale filo rosso unisce il mito di Dioniso con Peter Pan? Quando è stata “inventata” l’infanzia, per come la conosciamo? Quale caratteristica comune hanno Kurt Cobain ed il giovane Werther? Nel saggio Mostri, seduttori e geni (Alpes) della professoressa Liliana Dell’Osso, direttore dell’Unità operativa di Psichiatria dell’Aoup e presidente del collegio dei professori ordinari di psichiatria italiani, con i suoi allievi, il filosofo Dario Muti e la psicologa Jole Scotto, la risposta nell’invisibile nesso fra creatività, sessualità e psicopatologia. Esplorato alla luce delle più recenti ricerche scientifiche, ma con un occhio all’antropologia, alle scienze umane, alla storia, al mito.
Emerge un caleidoscopio di figure suggestive: l’artista dalla vita sregolata, il lupo delle fiabe, il libertino settecentesco, il minotauro degli antichi miti. Tutte contraddistinte  dall’eccezionalità, sia in senso positivo che in senso negativo. In esse convivono creatività, sofferenza, genialità, eccellenza, ferocia e patologia, accomunate dalla permanenza di caratteristiche di fanciullezza che stridono con l’età anagrafica.
Neverland, l’isola che non c’è, è la terra di Peter Pan. Solo un itinerario vi conduce: la Via Lattea. Sovviene l’indicazione familiare, facilmente trasformata in canzone: “seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto sino al mattino”. È qui l’incanto: il luogo misterioso si raggiunge solo nel momento prestabilito. Perché non è un luogo, anzi, è la negazione di un luogo: è un tempo, ormai trascorso.
L’eterno fanciullo, nella sua accezione positiva dotato di una creatività fuori dal comune, è anche caratterizzato da un’affettività non tipicamente sviluppata, incompleta, oscillante tra il continuo bisogno di rassicurazione e di prossimità e il disturbo empatico, il disinteresse e la superficialità nelle relazioni con gli altri, l’instabilità affettiva e, al tempo stesso, la forza travolgente degli agiti e delle cognizioni. L’abbandono del romanticismo ai “sentimenti”, nel suo senso estremo, ricorda questa condizione, e la si può ritrovare incarnata nella figura dei “poeti maledetti”, in cui convivono genio e sregolatezza, raffinatezza e instabilità, letteratura e autodistruzione. Tale dimensione è comune all’atto della seduzione: chi è la vittima nelle relazioni distruttive? Difficile a dirsi. Certo è che, dall’una e dall’altra parte dello sguardo seducente, si prospetta un ulteriore spettro psicopatologico, che prende il nome (come spesso accade) dal mito greco: il narcisismo.
Un viaggio nello spazio e insieme nel tempo, con l’obiettivo di una profonda riflessione su un tema caldo della contemporaneità, quale quello della pedofilia. E una guida per il lettore alla comprensione di una teoria innovativa dei disturbi mentali.
L’eccellente ed il bizzarro non nascono per caso, ma hanno una storia. Capire l’origine della creatività può aiutarci, come società, a razionalizzare le risorse. Da millenni scrittori, saggisti e psichiatri, inclusa la sottoscritta, hanno sottolineato il nesso fra genio e follia. Quest’epoca magnifica e progressiva potrebbe essere un buon momento per mettere a frutto l’uno e per limitare i danni dell’altra. La creatività sembra scaturire da un bisogno di comunicazione: e se la nostra civiltà davvero ha a cuore il progresso come valore allora ritengo possa essere utile cercare di facilitare questa comunicazione, allorquando vi siano delle difficoltà di natura psichica”, chiosa la Prof. Dell’Osso.
Si tratta di mostri, di seduttori e di geni, si impara dal mito, dalla letteratura, dalla filosofia, dall’arte, dalla cronaca. Questo saggio é un viaggio nei gironi danteschi e nel paese dei balocchi, é uno sguardo sull’essere umano.

(Pisa, 29 marzo 2021)

LilianaDellOsso_.jpg Lily.jpeg