La Banca del sangue cordonale dell’Unità operativa di Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti dell’Aoup (direttore, Alessandro Mazzoni) - di cui è responsabile Marco Fabbri, con Sabrina Gabbriellini, responsabile assicurazione qualità ed Elena Ciabatti - ha partecipato a uno studio multicentrico denominato Born, che dimostra la riduzione dell’incidenza dello sviluppo della Rop-Retinopatia del prematuro trasfondendo i piccoli pazienti con emazie derivate da donazioni di sangue da cordone ombelicale.
Lo studio: “Cord blood transfusions in extremely low gestational age neonates to reduce severe retinopathy of prematurity: results of a prespecified interim analysis of the randomized BORN trial”, che ha come capofila il Policlinico Gemelli di Roma ed è coordinato da Luciana Teofili, ha arruolato 58 neonati prematuri che hanno ricevuto globuli rossi da sangue cordonale che fisiologicamente contengono circa il 55-90% di emoglobina fetale (emoglobina F o HbF), che ha un’alta affinità di ossigeno.
Le unità di sangue cordonale vengono raccolte in sala parto a fini solidaristici e trapiantologici (trapianto di cellule staminali da sangue cordonale), seguendo le linee guida e le normative vigenti. Le unità non idonee ad essere bancate (per motivi di peso o cellularità), vengono destinate alla produzione di emazie cordonali.
La Banca del sangue cordonale dell’Aoup, grazie alla generosità dei futuri genitori, è riuscita ad essere fra le prime strutture a raccogliere, assegnare e trasfondere le unità di emazie da sangue cordonale. Nel 2022 sono state prodotte 36 unità di emazie di cui 4 trasfuse, nel 2023 ne sono state prodotte 39 (di cui 15 trasfuse) mentre nel 2024 ad oggi ne sono state prodotte 19 (3 trasfuse).
Questa attività è stata resa possibile grazie alla stretta collaborazione della Banca pisana con i centri di raccolta dell’area pisana, dell’area vasta nord-ovest e con la Banca di Grosseto, nonché alla generosità e all’altruismo di tutte le coppie donatrici che donano il sangue cordonale ombelicale. I risultati dello studio necessitano di ulteriori approfondimenti, in primis l’ampliamento della popolazione target per confermare i primi incoraggianti dati, ma aprono la strada a nuovi scenari terapeutici in cui la medicina trasfusionale può sia definire ancor di più il concetto di appropriatezza sia coniugare la solidarietà con l’innovazione scientifica.
(pubblicato da Emanuela del Mauro, 23 agosto 2024)